CARA CATASTROFE

sventoleremo le nostre radiografie per non fraintenderci
ci disegneremo addosso dei giubbotti antiproiettile
costruiremo dei monumenti assurdi per i nostri amici scomparsi
vieni a vedere l’avanzata dei deserti
tutte le sere a bere
e per struccarti useranno delle nuvole cariche di piogge
vedrai che scopriremo delle altre americhe io e te
che licenzieranno altra gente dal call center
che ci fregano sempre che ci fregano sempre
che ci fregano sempre che ci fregano sempre
cara catastrofe le impronte digitali
e di notte le pattuglie che inseguono le falene e le comete come te
tra le lettere d’amore scritte a computer
che poi ci metteremo a tremare come la california amore
nelle nostre camere separate
a inchiodare le stelle a dichiarare guerre
a scrivere sui muri che mi pensi raramente
che ci fregano sempre che ci fregano sempre
che ci fregano sempre che ci fregano sempre
e per struccarti useranno delle nuvole cariche di piogge
adesso che sei forte che se piangi ti si arrugginiscono le guance
e per struccarti useranno delle nuvole cariche di piogge
adesso che sei forte che se piangi ti si arrugginiscono le guance


QUANDO TORNERAI DALL’ESTERO

Le morti bianche le cravatte blu il tuo fuoco amico
l’eyeliner per andare guerra nell’estrema sinistra della galassia
dove per l’umidità del garage la nostra anima che ansimava
era per un’occupazione temporanea
era una gara di resistenza partigiano portami via
saremo come dei dirigibili nei tuoi temporali inconsolabili
dammi cinquanta centesimi dammi cinquanta centesimi
non mi ero accorto che i tuoi orecchini per i riflessi lanciavano dei piccoli lampi
non avevo capito la direzione dei tuoi sguardi
che siamo donne siamo donne oltre il burka e le gonne
metteremo dei letti dappertutto dei materassi sporchi volanti
si sparse dovunque l’odore dei disinfettanti
saremo come gli aironi che abitano vicino al campo nomadi
andremo ancora a letto vestiti
come ai tempi dei primi freddi e degli elenchi telefonici sui reni
delle scintille che facevi ti diranno che sei poco produttiva
proprio adesso che l’america è vicina
è come arrivare sulla luna in fiat uno come lavorare in cina
ma sei sempre il sole che scende in un ufficio pubblico
per appenderci un altro crocefisso
e di sera nelle zone artigianali
per tradirsi per brillare come le mine e le stelle polari
e sempre come un amuleto tengo i tuoi occhi nella tasca interna del giubbotto
e tu tornerai dall’estero forse tornerai dall’estero
e tu tornerai dall’estero forse tornerai dall’estero
Adesso che quando ci parliamo i nostri aliti fanno delle nuvole che fanno piovere
Adesso che quando ci parliamo i nostri aliti fanno delle nuvole che fanno piovere
Adesso che quando ci parliamo i nostri aliti fanno delle nuvole che fanno piovere


UNA GUERRA FREDDA

Gli strascichi delle nostre ombre lunghe come tutta via venti settembre
avevi ancora le tue nausee e noi respiravamo forte con le transenne tra le costole
che il nostro ridere fa male al presidente
mi parlavi di risorse limitate della tua pelle rovinata e di eclissi per non rivederci
che a forza di ferirci siamo diventati consanguinei
dici questa città non ci morirà tra le braccia
dici questa città non ci morirà tra le braccia
Gli strascichi delle nostre ombre lunghe come tutta via venti settembre
non c’è un cazzo da piangere spareremo dei forse da tutte le finestre
venderemo le nostre ore a sei euro lasceremo delle scie elettroniche
e di notte le esalazioni di monossido di carbonio del nostro amore
e le cicatrici sui volti dei magrebini distrutti come dei paracarri
il ronzio del lavoro di tutti dei nostri tribunali aperti tutte le notti
dei processi di tre anni sui letti dell’ikea distrutti
esplosi come le stazioni come quella sera che ti eri sciolta i capelli
come le portiere sbattute che da lontano ti sembravano degli applausi
e posso darti degli altri nomi stupidi degli altri campi gelidi
mi urli che il tuo cuore non è un bilocale da trecento euro al mese
andremo a roma a salvare le balene
Gli strascichi delle nostre ombre lunghe come tutta via venti settembre
vogliamo anche le rose e delle stelle tra le costole tra le tue occhiaie azzurre
perché preferiamo perdere le luci di dicembre delle raffinerie di ravenna
perché è una guerra fredda perché è una guerra fredda
gli altri sono svenuti sotto i portici sotto i nostri cieli indecifrabili
altre eclissi per non rivederci
che a forza di ferirci siamo diventati consanguinei
dici questa città non ci morirà tra le braccia
dici questa città non ci morirà tra le braccia


FUOCHI ARTIFICIALI

il vapore acqueo delle nostre illusioni
con le costole fragili come certi balconi meridionali
come le repubbliche democratiche fondate sui telespettatori
e certi cieli bianchi bianchi come i tuoi polsi quasi trasparenti
è notte non brillano i capelli per quanto decolorati per quanto sporchi
in macchina sull’argine stavamo volentieri scomodi
ad appannare i vetri a disegnare dei profili
gli elettrocardiogrammi piatti di tutti
invece dai tuoi occhi partivano dei missili
invece dai tuoi occhi partivano dei missili
ci guardavamo riflessi sulle vetrine
arrivederci amore tra otto ore
andremo ad abortire tra i campi di mimose tieni le lacrime
per irrigare questo mare nero nero mare
ci troveremo a camminare tra le fabbriche lunghe come l’orizzonte
per una constatazione amichevole del nostro niente
e avremo gli occhi lucidi come le mercedes
e avremo gli occhi lucidi come le mercedes
e avremo gli occhi lucidi come le mercedes
e avremo gli occhi lucidi come le mercedes


L’AMORE AI TEMPI DEI LICENZIAMENTI DEI METALMECCANICI

era per questioni condominiali e sentimentali
per disegnarti sulla schiena delle strisce pedonali
per distruggere una fabbrica perché è troppo malinconica
era per i tuoi occhi all’ufficio degli oggetti smarriti
fare l’amore nei container tra i file di ricordi
e non poterti raggiungere perché ci sono le targhe dispari
e i nostri venerdì neri
i tuoi miracoli economici
i lunedì difettosi
accompagnami a raccogliere i petardi che non sono esplosi
il nostro scambio d’organi ha imbrattato le pareti dobbiamo ridipingerle
e andremo a prendere freddo da qualche parte
e andremo a prendere freddo da qualche parte
era per questioni condominiali e sentimentali
per gli scontri tra gli interregionali e i treni merci
per i diluvi universali dei tuoi pianti
era per l’altamarea nei nostri sguardi
per i cieli dipinti con i pennarelli scarichi
e altri cieli coperti dai copertoni bruciati e dai tuoi sbattimenti
dai nostri martedì magri
dai tuoi voli aerei economici
da altri lunedì difettosi
accompagnami a raccogliere i petardi che non sono esplosi
il nostro scambio d’organi ha imbrattato le pareti dobbiamo ridipingerle
è l’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici
è l’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici


ANIDRIDE CARBONICA

Chiudi tutti i cancelli le tue porte blindate
le tue braccia magre le tue celle frigorifere
chiudi le tue gambe bianche i mari rossi le finestre e chiudi bene le tue frontiere
non parlarmi degli archi parlami delle tue galere
delle nostre metafore delle case inagibili
dei nostri voli rasoterra e fuori la crisi finanziaria
e ronde di merda nel regno dei cieli grigioneri
chiamale se vuoi esplosioni nei mercati i nostri corpi separati
parlami degli scooter scheletrici bruciati dei cani in A1
dei tuoi viaggi di dieci chilometri dei discorsi dei tossici storici
dormiremo nei letti prosciugati dei fiumi surrogati di sogni
parlami delle migrazioni dei rumeni e delle rondini
e dei gabbiani intercettati dai reattori degli aerei
dell’ora in cui si alzano i pendolari e i guerriglieri
degli occhiali neri di pasolini e dei figli degli industriali
che i sogni siano sintomi siano armi nucleari
che i sogni siano sintomi siano armi nucleari
chiudi tutti i cancelli le tue porte blindate
le tue braccia magre le tue celle frigorifere
chiudi ermeticamente le tue gambe i mari rossi le finestre
ti lascio le tue basi aeree
non dirmi dei palazzi parlami delle tue galere
delle pianure delle corriere che tornavano dalle discoteche
delle regine delle autobombe e delle rate
disperate le notti dei fuochi e dei detriti
i nostri scudi di plexiglass le nostre parole che sono solo anidride carbonica
e bombe a grappoli dai cieli con dentro i tuoi curriculum inverosimili
un lavoro di merda amore l’aria rarefatta la maggioranza silenziosa
che come un supermercato per me sei sempre aperta
sorvoleremo i campi arati i padrieterni le alluvioni e tu che collassavi
ci abitueremo a tutto anche a quello che scrivi
ai parcheggi deserti fuori da mirafiori
agli eserciti israeliani schierati ma erano grattacieli abbattuti erano grattacieli crollati
come te ieri sera alle undici
ci troverai schierati ci troverai schierati
ci troverai schierati ci troverai schierati
ma eravamo illuminati
morti per folgorazione a nove metri
ustionati dai nostri desideri
che come le lacrime noi cadiamo negli angoli e sulle portaerei
che finiti i tuoi terremoti ci eravamo addormentati
che finiti i tuoi terremoti ci eravamo addormentati
che finiti i tuoi terremoti ci eravamo addormentati
che finiti i tuoi terremoti ci eravamo addormentati
si schianteranno ancora in cielo sopra di noi le frecce tricolori come quella sera
si schianteranno ancora in cielo per noi le frecce tricolori come quella sera


LE PETROLIERE

i ricordi sopravvissuti ai nostri ultimi raid aerei sono sugli autobus sfiniti che dormono in piedi
metti in lavatrice i cieli neri i foglietti illustrativi e tutti i nostri ieri
non ci rinnoveranno i contratti e nelle corsie dei supermercati
i tuoi occhi nel cellophane
e ci hanno fucilati
parlavamo delle nostre interiorità
come se fossero delle metropoli
degli edifici antisismici delle camere a gas.
parlavamo degli spargimenti di soldati in periferia,
avevamo l’inesperienza necessaria dei fogli di via
e la mattina i capelli coperti di brina
ti avrei portato a nuotare dove affondano le petroliere
ti avrei portato a nuotare dove affogano le petroliere
e se ti piove dentro e se hai i temporali dentro
e coi tuoi sospiri fai cadere i governi e coi tuoi sospiri fai crollare i governi
e ti cercano con gli elicotteri e ti cercano con gli elicotteri
i ricordi sopravvissuti ai nostri ultimi raid aerei
sono sugli autobus sfiniti che dormono in piedi
metti in lavatrice i cieli neri i foglietti illustrativi degli psicofarmaci
non ci rinnoveranno i contratti e nelle corsie dei supermercati
i tuoi occhi nel cellophane
e ci hanno fucilati
tanto ti proteggeranno i sindacati
non ti proteggeranno i sindacati
sputavamo delle stelle dal terzo piano sull’hinterland
ma era proprietà privata ma era proprietà privata
le tue parole sono residui bellici e cicatrici e sorrisi
sulle facce degli ex edifici pubblici trasformati in parcheggi
ridistribuiranno i redditi e i nostri sogni più abbordabili
dentro di noi in quei corridoi bianchi interminabili
tra i tuoi aerei dispersi e i nostri pochi giorni liberi
metteranno in vendita il colore dei tuoi occhi come dati statistici
metteranno in vendita il colore dei tuoi occhi come dati statistici
ti avrei portato a nuotare dove affondano le petroliere
ti avrei portato a nuotare dove affogano le petroliere


PER RESPINGERTI IN MARE

Forse il nostro viaggio porta un po’ più lontano
tu sorridevi agli autovelox e mi spedivi contro e spedivi contro il pentagono
i tuoi aerei pieni di armi e di beni materiali
le parole d’amore delle centrali nucleari e tutti gli altri vietnam
e per le trasfusioni vuoi la vernice rossa perché è più coreografica
quando mi hai detto che sono come l’edera
quando ti ho detto che sei come l’edera
e hai deciso che sei lesbica
i tuoi pensieri sono spesso delle stesso materiale del cielo di milano
sventolano dei fazzoletti bianchi dalle finestre quando passiamo
per salutarci o perché si arrendono
e tutti i nostri no dove vuoi che ci portino
e neanche se ti pagano
ma tanto non ti pagano
e neanche se ti pagano
ma tanto non ti pagano
il motore eterno del nostro furgone
le ombre rosse il tono della tua voce che era per rischiarare
sulle puttane in viale europa ricominciava a nevicare
su questo schifo di amore era per respingerti in mare
per farmi tempeste e lente rappresaglie e come tante utilitarie
per conformarci ad un certo modello di dolore
per un malinteso senso del progresso per un difetto di fabbricazione
nei cieli di regina coeli e nei negozi chiusi
dove cazzo siete andati tutti
i vostri sguardi che fondevano i metalli
e i camionisti addormentati su di noi ai centodieci
i nubifragi tra le tue ciglia e il guardrail
come vorrei i tuoi fuochi artificiali le tue cazzo di canzoni commerciali
ci troveremo davanti ai nostri muri dei pianti oppure uccisi da putin
quanto costano quanto costano quanto costano quanto costano
i tuoi amici che si contano sui petali di quei fiori che quando soffi si disfano gli aerei per palermo fermi a prendere freddo i dieci grammi nel tuo reggiseno i pescherecci che non tornano quei lunghi mesi immobili i santi i raccoglitori di pomodori le bombe al fosforo quei momenti che respiravamo forte come se stessimo correndo come per commemorare i tuoi capelli lunghissimi i lavori irregolari i militari iraniani i tramonti che hanno dei colori chimici i detenuti morti i venti forti dai deserti libici i venti che incendiano i campi nomadi le meteoriti le navi ferme immobili tra l’italia malta e la libia i primi fari antinebbia le nostre ultime bufere violente le guardie notturne che vanno a dormire e non c’è niente da capire non c’è niente da capire
avremmo fatto una figura migliore ad annegare ubriachi l’altra sera nel tevere
avremmo fatto una figura migliore a continuare a bere e annegare l’altra sera a trastevere
avremmo fatto una figura migliore a continuare a bere e annegare sabato sera nel tevere
avremmo fatto una figura ad annegare ubriachi io e te nel tevere


I NOSTRI CORPI CELESTI

i nostri corpi celesti e i nostri arrivederci scritti sui vetri rotti
le periferie lunari i nostri compromessi storici per non ferirci
e ti ricordi che i nostri sogni sfioravano i soffitti
le trasformazioni le nostre new york interiori
e i mazzi di fiori ai bordi delle strade provinciali
e poi le ali le ali le ali che ti escono dalla schiena
e le polveri sottili dei nostri cuori neri
e ti ricordi che i nostri cieli arrivavano ai soffitti
le vetrine deserte dei tuoi occhi qualche scontro di lamiere e di astri
e succursali di paradisi terrestri e di grandi aziende nell’europa dell’est
finestre di palazzi indifferenti e poi per noi sbiadivano tra le antenne i tramonti
e ti ricordi che i nostri sogni sfondavano i soffitti
ti ricordi i nostri disperati sogni di via ripagrande e di viale krasnodar
ti ricordi i nostri disperati sogni di viale monza
ti ricordi i nostri disperati sogni di via ripagrande e di viale krasnodar
ti ricordi i nostri disperati sogni di viale monza
che si infrangevano contro i soffitti e facevano delle specie di affreschi


LE RAGAZZE KAMIKAZE

e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti tu non preoccuparti
e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti tu non preoccuparti
guardare i fuoristrada che s’incastrano nei vicoli
e misurarci i battiti cardiaci con i sismografi
perché hai delle cose da dirmi e da tirarmi
e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti tu non preoccuparti
falliscono le compagnie aeree le banche e le case discografiche e chissenefrega
come le città che ci telefonano di sera che hanno la voce forte di tua madre
i nostri disagi economici e gli stessi padri che parlano con i cani
coloreremo ancora le bici rubate di verde militare per nasconderci nei parchi e nei parcheggi a scopare tanto nei telegiornali troveranno altri sinonimi e astronavi o transatlantici dei finanzieri dormitori in fondo al mare per tutti gli altri
e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti tu non preoccuparti
il blu oltremare delle nostre anime assiderate
che se avevi gli occhi lucidi era per la congiuntivite
altre orchestre di clacson sotto le nostre finestre
altre stelle comete meteore e voli di trenta metri dalle impalcature
si alzerà il livello delle acque e le tue ragazze kamikaze
si alzerà il livello delle acque le ragazze kamikaze
le tue poesie di quattro righe
nei nostri sogni ricorrenti ci sono dei blackout perché ci sono troppi condizionatori accesi
nei nostri inutili patti atlantici notturni tra le lenzuola e tutti gli altri continenti
e la reazione dei residenti la reazione dei residenti
e la reazione dei residenti la reazione dei residenti
erano le paure di tutti le armi i progressi tecnologici
i tuoi discorsi luminosi e le grida delle madri che coprivano tutto
era per cercare di venderti e di vederti
le tue illuminazioni i nostri cristi fosforescenti
i nostri pomeriggi appesi appesi come mussolini
e lunghi tirocini incendi nei tuoi capelli biondi e fiumi di detersivi
e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti tu non preoccuparti
e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti tu non preoccuparti